Post inseriti da Giovanni Battista Quinto

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Scritto da: Giovanni Battista Quinto
Nell'antica Roma vi era l'usanza di generar corone che andavano ad adornare il capo di personaggi meritevoli nel campo della cultura, dell'arte e dello sport. Oggiogiorno, di personaggi "meritevoli" ce ne sono a iosa visto che la Laurea la consegue chiunque, oramai. Trenta o cinquanta anni fa, invece, raggiungeva l'agognato "alloro" soltanto chi era degno di onori e titoli. La mediocrità s'espande sempre più in ogni campo simultaneamente all'arroganza ed alla saccenza.
Composto venerdì 20 gennaio 2023
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    Scritto da: Giovanni Battista Quinto
    Lunedì di pasquetta, mi reco al santuario della beata vergine di pompei che dista pochi km dalla casa napoletana dello zio materno. Vi entro dall'ingresso laterale ed incontro, una dietro l'altra, due sorelle. Mi guardano entrambe e, ad un mio cenno di saluto, voltano lo sguardo tirando dritto; lasciandomi con il "buon" stroncato d'improvviso, perso in un giorno che pareva non esser come altri, sperando per l'appunto in qualcosa di diverso. Fra tanto sfarzo e poca umanità il sangue mi si stava già avvelenando al sol pensiero (premetto di essere entrato con un lieve entusiasmo, prontamente cancellato dalle due sorelle; ma sorelle di chi?)! Entro in una stanza enorme, la cosiddetta sala delle offerte, vorrei un libretto, un rosario, un qualcosa che potesse attestare la mia presenza in un luogo portatore di pace ed amore; un luogo che di norma dovrebbe innalzare inni a nostro signore, vedendo il suddetto nel fratello affamato, nel viandante assetato, nell'ateo in cerca di verità o nel semplice uomo come me, colmo di aspettative, bloccato da tante delusioni. Mi avvicino ad una anziana sorella, indaffaratissima tra scartoffie ed altro e chiedo un libretto di preghiere, un adesivo della madonna da mettere in macchina, la preghiera dell'automobilista, insomma un pacchetto con dentro una testimonianza di fede tangibile. La suora senza batter ciglio cerca di inviarmi nelle stanze attigue dove si acquista con prezzi fissi... ma io le dico che mi interessa la stanza delle offerte, non la stanza "commerciale". Dopo un pò di esitazione prepara la bustina ed io, con un pezzo da dieci riferisco la mia intenzione perentoria di voler donare 5 euro. Do le 10 euro e la sorellina, con un gesto di stizza mi porge le 5 euro di resto. La saluto caramente, ma lei non accenna ad un saluto se non una smorfia di disappunto quasi a dire: ma tu guarda sto pezzente, m'ha dato solo 5 euro pur avendo un pezzo da dieci. Mortificato dalla pochissima gentilezza della sorella "maggiore" mi avvio nelle stanze di fianco alla principale ed entrato Lì dentro ci vedo delle suorine bengalesi o indiane intente a mercanteggiare su volti sacri, quadretti, ninnoli, libri scritti da prelati, eccellenze, monsignori, eminenze e uomini di grande importanza in terra. Affrettandomi senza indugiare esco da quella sorta di "macchina produttrice di soldi" e nei corridoi incontro una donnina anziana, emaciata, che trascina un corpo stanco, fragile, consumato dal tempo certamente non facile per lei. La guardo con affetto, sapendo che da lei avrei ricevuto una dolce risposta, un senso pieno al nonsenso che circondava quelle mura sacre, una botta di vitalità che non m'avrebbe fatto tornare completamente deluso a casa. Mi guarda e prima che io potessi salutarla con garbo è lei che lo fa: "buongiorno giuvinò" (buongiorno giovanotto). Era vestita di "stracci", certamente non doveva passarsela bene, eppure ha anticipato il mio saluto salutandomi. Quella è stata l'unica persona che ha lasciato un esempio di vera umiltà, di vera carità fraterna nel mio cuore amareggiato., fra gente impegnata a commerciare in luoghi sacri, suore prese da tutto fuorchè dall'affetto per il prossimo, preti indaffarati a cantar messe e parole o rimbecilliti da chiamate chilometriche effettuate con telefonini costosi e con l'aggiunta di vanità. L'unica ad offrirmi un pò d'umanità è stata una clochard. L'unica a donarmi il suo sguardo amabile è stata una "barbona". Io in quella unica persona ho visto battere il cuore della madonna. Nel cuore di una clochard.
    Composto venerdì 6 aprile 2018
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      Scritto da: Giovanni Battista Quinto
      Qualcuno, oggi, salirà sulla croce. Pregherò per lui nel silenzio della mia stanza; non sopporto le voci sovrapposte né l'inutile confusione alla quale molte persone son già da tempo abituate, a tal punto da non rendersene conto più di tanto; esempio fra tanti? Ieri, subito dopo la cerimonia religiosa, una mare di voci si sono riunite in una sorta d'assemblea grottesca nel tempio sacro, che è un tempio di pace. Basterebbe solo questo per comprendere come vada perdendosi sempre più il senso della croce, il senso dell'amore, un valido motivo che tutto muove: la fede. Oggi conta l'organizzazione, contano i gesti dettati da vacua materialità, da pensieri distorti, da menti viziose che tentano di far la differenza senza riuscirvi. Perché? Perché durante una funzione sacra i più s'intrattengono nell'espletamento d'un selfie come pecore ammaestrate; molti indugiano con braccia costantemente impegnate nelle ardue riprese video; braccia non certamente rivolte al cielo, ma tenute ben salde alla crosta terrestre. Dopo la cerimonia... seguita a ruota da confusione pazzesca (situazione che certamente ha dato colore e vivacità all'ambito propriamente educativo con esempi "virtuosi" per i futuri cittadini del domani) ognuno a casa propria a mangiare per poi fare la consueta sfilata ai sacri cibori o loro sostituti. Questa è l'odierna società, senza mai generalizzare... una società fatta di tecnologia, di selfie, di cerimonie che alla lunga hanno acquisito i tratti caratteriali di un talk show, il quale talk, se condotto da persone come frizzi, diviene altamente educativo per i principi inestimabili, per la grazia e per i modi gentili elargiti da questo uomo che ha agito di vero cuore, sopportando con fede la croce. Questo, cari amici, per dire che l'assenza di educazione si ripercuote indubbiamente in qualsiasi ambito sociale. La chiesa, a mio avviso, offre una marcata attenzione al cerimoniale religioso, al visibile, al superfluo, non dando peso all'essenziale; mentre il sacerdote lava i piedini agli innocenti, qualcuno alza le braccia portando al cielo un telefonino, non già un sentimento d'affetto da donare a chi s'è sacrificato per noi. Lasciamo parlare gli smartphone, siamo diventati degli inattivi, ci priviamo di sguardi non offrendo gli stessi a chi ci circonda, alimentiamo un malsano egoismo che indubbiamente tenderà sempre più a schiacciare la sensibilità presente in ognuno di noi, ma celata dietro un mare di interessi inutili nonché nell'assenza "patologica" di buonsenso, di educazione. I bambini hanno bisogno di esempi di lealtà, di bontà, di spiritualità vera, pura, genuina. Ieri alcuni bimbi mi cercavano con lo sguardo, sapendo dove trovarmi, ovvero nell'angolo più nascosto della tanto difficile società; quanto son belli i miei amori! Dispiace però che con tutti gli esempi negativi vissuti da questi pargoli, essi saranno destinati a perdere l'innata innocenza per dar spazio alla sofferenza, alle delusioni, agli sfottò di qualche coetaneo, agli atti di bullismo e via dicendo.
      Composto giovedì 29 marzo 2018
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        Scritto da: Giovanni Battista Quinto
        Tante son state le delusioni provate finora; alcune più leggere, altre piuttosto pesanti, ma mai avrei immaginato di trovare, in luoghi da sempre votati all'amore, infinita superficialità e scarsissima considerazione nei confronti di chi non cede allo sterile servilismo che spesse volte viene a crearsi in suddette realtà. Realtà nelle quali ci si innamora facilmente di una semplice "statua", per tralasciare ampiamente il concreto, ciò che Dio davvero ci chiede. È facile predicare umiltà e amore, il difficile è attuare il tutto con validi esempi di viva carità, con azioni dettate dal cuore.
        Composto martedì 20 marzo 2018
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          Scritto da: Giovanni Battista Quinto
          A mio avviso non bastano le parole per formulare un pensiero; bisogna saperlo creare nel rispetto della forma, senza trascurare il contenuto, l'espressività, la grammaticalità. Tutto risulterebbe vano se sprovvisti d'idonea capacità nell'andare ad elaborare una frase di senso compiuto. I ragazzi si sono "amminchiati" con tutti sti telefonini. Indubbiamente leggono poco, ma si esercitano men che meno nella scrittura corretta, non modificata alla "Facebook maniera". La nostra è l'epoca del messaggio breve, del "ch" che si trasforma in k, del "tanto" che si tramuta in t (tvttb), del "grazie" che cambia connotati passando ad un curioso grz ecc. La grammatica è stata completamente stravolta dall'avvento di internet. Ma finiamola con tutti sti monosillabi e con i "c'è n'è", con queste a senza h, con questi k al posto del ch e con le x al posto d'un ormai dimenticato per. Abituiamoci a ripassare la grammatica quotidianamente, alimentando i nostri dubbi e cercando di scrivere correttamente. Se poi vogliamo seguire i tempi moderni... facciamo pure. I linguaggi e i modi di scrivere evolvono, come evolve la società; cambiamo in meglio;
          almeno questo!
          Composto lunedì 12 marzo 2018
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            Scritto da: Giovanni Battista Quinto
            I mass-media spesse volte non ricordano che dall'altra parte d'uno schermo televisivo vi sono bambini che incappano in oscenità inaudite o in prodezze da balera come quelle esposte con naturale nonchalance da Pseudo futuri Ministri che si fanno ritrarre in bagno nell'espletamento di non candidi bisogni.

            La società odierna ostenta apertamente azioni di bassissima levatura, prive d'ogni pur minima forma di rispetto; naturalmente in assenza totale di valori e virtù.
            Non vi può essere serietà né capacità critica nella Società dell'egoismo, del non rispetto, dell "tutto io sono, mentre tu non sei niente".
            La comunità del disvalore affonda nella perdizione, nella poca attenzione da donare al tanto efficace esempio positivo che purtroppo dà sempre più spazio a comportamenti altamente negativi, offensivi dell'altrui dignità, anche in ambiti che, per principio, dovrebbero maturare e mantenere integra una certa moralità facente capo alla utopistica educazione!
            In mancanza di esempi positivi da offrire ai nostri pargoli, la situazione non potrà che peggiorare.
            La società è talmente corrotta ed impregnata di negatività da permettere ad un potenziale "ministro della cultura", così sapiente, onnisciente ed altrettanto cafone, di farsi ritrarre sul wc di casa o d'albergo.
            Questi sono i "ministri" potenziali?
            Queste persone dovrebbero rappresentare i tanti individui onesti ed integerrimi presenti in Italia?
            La serietà dov'è andata a finire?
            Chi non prova alcun rispetto per sé, come potrebbe sognarsi d'aver a cuore l'altro da sé?
            Composto venerdì 2 marzo 2018
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              Scritto da: Giovanni Battista Quinto
              A mio avviso, esser donna è sinonimo d'essere uomo, caratterialmente parlando. Come la donna ce la fa a rialzarsi, così anche l'uomo; come la donna ama i suoi figli, allo stesso modo li adora l'uomo; come la donna affronta con dignità la sofferenza, così anche l'uomo l'affronta. Ci sono donne e donne, uomini e uomini. Sui social o in tv sembra quasi un dovere ricordare il valore di una donna, ma troppo spesso e così facendo, rischiamo di sottovalutare il valore dell'uomo che appare agli occhi della società come un impulsivo, un violento o un mammone inutile, come sottolineato in qualche post circolante sul social, nel quale vi è un ironico (un po' sadico) confronto fra la donna con 39 di febbre e l'uomo con 37. La donna con 39 di febbre fa tutto come sempre e l'uomo con 37 si sente morire. Non mi sembra giusto. Ci sono uomini e donne di valore, come ci sono uomini e donne senza pregi né virtù. Non sono maschilista, ma non accetto la nuova convinzione, introdotta nella società odierna, che evidenzia le caratteristiche dell'uomo "incapace" a vantaggio della donna "tutto sopporto, tutto faccio io". La donna ha patito per anni la sottomissione o la sofferenza sentimentale, ma non per questo tutto il genere maschile deve esser messo alla gogna! Alcuni messaggi circolanti in rete denigrano l'uomo sforando ampiamente nella presunzione, nel vittimismo sadico e lamentoso e nella voglia di inculcare la necessità di bastare a se stesse. Praticamente l'uomo, o ci sta o non ci sta, poco importa! Questo è il messaggio saluti.
              Composto sabato 24 febbraio 2018
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                Scritto da: Giovanni Battista Quinto
                Purtroppo andrà sempre peggio! Acquista sempre più valore la banalità, la superficialità dell'essere; la stoltezza abbonda nei pensieri spaesati di questi giovani senza una meta valida sulla quale poter contare. Non c'è romanticismo né rispetto per l'altro; tutto ciò che di positivo vi è vien visto con una punta di disprezzo, con noia. Non generalizzo, perché ci sono ragazzi e ragazzi, ma è il sistema società che non va e che fa acqua da tutte le parti. Parto nuovamente dal pensiero spaesato di molti giovani per sottolineare il disagio al quale spesse volte vanno incontro i nostri adolescenti, sempre più tecnologizzati, sempre meno inclini ai veri valori. I prodotti tecnologici (aggeggi infernali) distruggeranno letteralmente le fragili menti di ragazzi depressi, aggressivi, apatici; e non solo dei ragazzi, anche dei genitori di ultima generazione, i 40enni tanto per intendersi. Ma è mai possibile che bisogna compiere qualsiasi azione stringendo un telefonino fra le mani col rischio di causare seri danni a qualcuno (ognuno è libero di fare ciò che crede, ma nel rispetto della incolumità altrui)? Praticamente non ci si guarda più in volto, s'è persa qualsiasi forma di bon ton; ovunque spadroneggia l'aridità di cuore; non v'è l'abitudine di stringersi la mano, di guardarsi negli occhi in piena sincerità. I ragazzi, dietro tutta questa arida negatività, si lasciano attrarre soltanto da "esempi umani" loschi, ambigui, da uomini, o donne, tatuati, pieni di buchi, dai corpi multicolore, ritoccati da far pena. Questa è l'amara condizione dei giorni nostri; essa trova una via di sfogo nella violenza, nell'apparenza, nella superficialità, nell'esibizionismo. Ecco: esibizionismo! La nostra realtà è piena di esibizionisti, privi di qualsiasi valore, colmi di presunzione e di patologico vuoto esistenziale.
                Composto domenica 18 febbraio 2018
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