Scritto da: samuele rovaj
Una leggenda racconta che un solo gesto degno di nota possa cancellarne milioni inetti, indicibili, incomprensibili. Racconta che un solo sorriso possa cancellarne milioni più luminosi, una sola parola, mesi di silenzi. Racconta che un solo abbraccio ridarà calore ad un corpo gelido. Ci saranno intere giornate, forse anni interi che passeranno senza lasciare traccia del loro passaggio. Ci saranno persone che si accosteranno alla nostra vita per poi ripartire, e mentre tutto accade, mentre si cerca, si aggiusta, si giustifica, si semina, si raccoglie, mentre tutto questo avviene: si vive. E continueranno a dirti che chi semina raccoglie, che le distanze non contano, che il colore della pelle è un dettaglio, che le cose arrivano per chi sa aspettare, ma nessuno ti dirà mai quanto sia difficile sorridere se non ne hai un motivo, quanto sia complicato colmare quelle distanze, quanto sia logorante mostrarsi senza apparire, quanto sia sfiancante attendere di raccogliere dopo aver seminato. Nessuno racconta la tempesta prima del lieto fine. A nessuno interessa il viaggio prima della meta. La verità di colui che è stato abbandonato, ha lacrime più vere, urla più strazianti, ragioni più forti. Ma bisogna continuare, senza dimenticare quegli anni che non hanno lasciato segni, cicatrici. Perché dai segni e dalle cicatrici si ricomincia sempre, dal nulla, mai. Quindi cerca quel gesto degno di nota, quei sorrisi, quella parola, quell'abbraccio. Non si ricomincia mai da un lieto fine, non si ricomincia mai da un: "e vissero felici e contenti", si comincia e ricomincia sempre da un: "c'era una volta...".

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