Eri lì, diletta amica; ad un passo dal mio cuore; ed un soffio di poesia d'improvviso mi costrinse tra le braccia della vita, nella gioia che da sempre si riunisce al dolore; e un algido pensiero poi, di colpo, mi condusse alle porte del peccato, nel vetusto ed angusto mio dilemma, che ragione cancellò, riportando alla mia mente le paure del passato, ed io ignavo, son cascato, dove caddi altre volte, rotolandomi nel fango, nel mio esser uomo affranto, riluttante, esacerbato nei riguardi di un bel fiore, della luce celestiale che riporta il sentimento all'istinto primordiale, quando ancora diciottenne mi nutrivo di valori e di innocenza, e restavo lì a guardare i miei sogni in riva al mare.
Vorrei tanto poter cambiare; vorrei tanto poter amare, sottraendomi per sempre al mio noioso ed inquieto modo di fare; abbattendo timidezze, incertezze ed ossessioni...
regalando più sorrisi, allegria ed effusioni.
Eri lì, prediletta amica, ad un passo dal mio amore. Ora Tu, non ci sei più ed io vago nella tetra oscurità, perché il mal non è la morte; il vero male è farsi abbattere dalla sorte, è farsi abbacinare da pensieri interiori che mai e poi mai avranno un seguito nella realtà di tutti i giorni.
Perdere l'amicizia è una vera sconfitta.
Ed io continuo imperterrito a seguir quel tratturo privo di luce, privo di mare, di sole, di cielo, di verde speranza.
Siamo portati, per partito preso, ad addossare colpe a chi tali colpe non ha!
Ma il più delle volte le colpe scaricate addosso al simile, con facondia e abilità innate, appartengono soltanto a noi.
Com'è bravo l'uomo a favellar fandonie, com'è facile adoperar parole messe in fila, pulite, ordinate, con magari quel tocco di classe a far la differenza...
Ma nei fatti siamo solo perdenza; rovina non tanto materiale, quanto morale.
Offendiamo la vita perdendoci in puerili e pleonastici atteggiamenti, e non riusciamo ad assaporare il dolce succo che disseta l'anima, che rinfresca il mondo... chiuso tra misoneisti, innovatori illusi e tanta ipocrisia.
Ho perso una candida amicizia e, nel mentre, accresce in me quel vuoto amaro che si traduce in dolore autentico ed infossato;
dolor che sprofonda negli abissi di un mare che da cristallino ed amico diviene acerrimo nemico.
Non voglio dilungarmi oltre; di parole già ne ho proferite in quantità, ma un'ultima cosa vorrei ben dirla:
meglio ricevere il male, che provocarlo indirettamente facendo valere soltanto i propri diritti, gli egoismi, le gelosie e le vane illusioni.
Composto domenica 5 marzo 2017

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