Scritto da: Giorgio Baiardi
In quel momento capivo la condizione di chi fa abitualmente una vita da vagabondo. Mi sentivo di voler bene a tutti coloro che perdono così la vita, con lo sguardo giù, sulle loro scarpe. Cercando qualcosa da vivere, perché il tempo non sempre va via veloce. Nell'oscurità il mio passaggio tra donne perdute, che colgono il mio sguardo volato di getto, che può voler dire tutto, ma non quello che loro si aspettano. Ai loro sorrisi, rispondo con i miei occhi disorientati e con il mio cuore sul selciato. Guardando la notte, come un cane guarda il padrone, con l'angoscia di chi si aspetta un unico gesto. Certo, le cose facili non mi sono mai piaciute e nel mio essere non sono mai entrate persone facili. Come un inutile rifugiarmi nel mio disordine. Ma era stato così facile amarti, buttando via la mia malinconia e alimentando la mia fantasia come un'ideale che si avviluppava su di me. Loro non possono sapere quanto il mio cuore fosse rivolto a te, quanto il tuo sorriso mi ricordasse un balcone fiorito di una casa sul mare. E il profumo di rose sulle tue labbra ogni volta che incontravano le mie. Questa allegria nel dire quanto tu abbia valicato il mio confine e quanto mi hai fatto credere quanto uomo potessi essere. Non saprai mai, quanto tu mi abbia fatto credere in questo amore, come un'assoluta verità che svela la più grande bugia.

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