Scritto da: Gabriele Ceci
Considerazioni 1.0
Considerazioni sul vivere, se è del vivere che parliamo ma più che altro è sul come bisognerebbe vivere in una società sempre più volta in un individualismo inglobante, dove le persone si rinchiudono in scenari ansiolitici paranoici, dove non si può più parlare se non dietro maschere senza più un minimo di empatia di reale coinvolgimento, la paura di sbagliare non fa più agire ed anche gli ultimi che agiscono si ritrovano a farlo nel silenzio per paura dei dissensi dei contropensieri.
Ognuno è chiuso nel suo mondo di apparenze di piccole illusioni che nel vivere di tutti i giorni offre riparo a tutti i tipi di contatto dall'esterno, dal più invadente alla paranoia pura,
seduto alla fermata dell'auto con le cuffiette alle orecchie e gli occhiali da sole nell'irreale incubo che ogni tuo gesto ogni tuo movimento anche il più impercettibile venga giudicato male, dalla vecchietta con le buste della spesa, dallo studente in piedi al telefono, dal mendicate seduto per terra che a tre metri da te chiede solo elemosina, da chi passa in macchina anche solo per un istante, la paranoia.
Bombardati fin dalla nascita dalla televisione dalla pubblicità da canzoncine ridondanti e novella 2000 costretti a crescere nell'illusione di una stabilità pure economica che col tempo si è trasformata in miseria, cresciuti nella disinformazione con i film di serie b e la fantascienza, arrivati nel futuro immediato siamo rimasti fermi, inermi, difronte al mare di occasioni che ci scorre di fianco, una paralisi mentale causata da madre televisione e padre frigorifero, da una società non meritocratica ma volta costantemente al giudizio e non al consiglio, all'ascolto, alla comprensione, solo al giudizio, anche basato solo su apparenze, oggi o giudichi o sei giudicato altri ruoli stanno sparendo, c'è chi spara e chi subisce.
Nel dimenticatoio delle idee geniali custodisco un immagine che da bambino mi accendeva la luce negli occhi con le note di Lennon di Imagine e le immagini della danza di Matisse vedevo un mondo dove regnava solo la voglia di campare tutti insieme con poche pretese ma con tanto amore.
Anni luce dopo in un tempo dove la pace e le poche pretese sono state dimenticate credo ancora nella gente, nella gente, la gente se sta insieme può fare tanto, si possono fare ponti e disfare macerie, insieme, le persone hanno un potere così forte nella coesione nel numero che è davvero brutto vedere in che direzione ci sta portando l'inclinazione del mondo ma credere è importante, ci vuole fede.
La fede in un qualsiasi cosa, vuoi o non vuoi ti porta avanti, vedo addirittura nella chiesa, che ancora oggi è negli occhi e nei rosari di chi prega, per una malattia per qualcosa d'importante, di serio, un luce brilla, una piccola fiamma di una candela che anche se fioca in quegli occhi rimane costantemente accesa e per quanta poca fede possa vedere io in quei rosari, in quelle mani che li stringono c'è n'è davvero tanta.
La fede porta avanti, smisi di credere in Dio in quello con la d maiuscola e descritto nella bibbia quando raggiunsi l'età della ragione che a differenza di George Carlin raggiunsi un po dopo verso i 15 anni, all'epoca m'intrippava leggere di altre religioni e di vedere quante di queste avevano seguito, quante persone spingevano alla preghiera e indirizzavano sul cammino della vita, già il vedere che erano più di tre e credevano in cose parametralmente diverse mi mise di fronte alla scelta di escluderle tutte e fu allora che rimasi senza Dio.
Senza Dio e senza fede madre televisione e padre frigorifero hanno avuto la meglio, e ci hanno cresciuto così, alla meno peggio c'è anche chi avuto la fortuna di avere una sorella musica o un fratello sport che sicuramente gli ha donato tanto ma di figli unici anche a coppie ce ne sono tanti, e proprio a loro che consiglio un po di fede, agli oppressi ai frustrati a quelli che si fanno mille paranoie e trovano sempre mille scuse, agli ansiolitici a quelli dall'attacco di panico facile la consiglio a chi non si basta mai a chi si chiede troppo, abbiate fede, abbiate fede ma non in Dio ma se ve la sentite anche in lui, ma abbiate fede in qualcosa.
Abbiate fede nel buon cinema, nella buona cucina, nelle belle donne, abbiate fede costantemente in tutte le situazioni, seduti in spiaggia o nel bagno di casa vostra, imparate a credere nella bella arte e nel pensiero, ascoltate la musica anche quella più bassa, guardate lontano, bastatevi e guardate da che punto venite e siate coscienti di dove siete arrivati, godetevi lo stare fermi e se tutto sembra un fiasco ricordatevi che comunque oggi è sempre il primo giorno del resto della vostra vita, e che è nelle piccole cose la sazietà più grande.
Riempite il tempo di voi, con gli altri, ascoltatevi, comprendetevi e coesistete, coesistete ma anche se siete da soli abbiate fede, e suonate la musica che più vi piace, ballate la tekno, scrivete racconti o mucchi d'idiozie siate c'ho che siete e non cercatevi nei commenti della gente, chiedete consiglio, esprimete gioia se siete gioiosi, la diffonderete o esprimete tristezza se lo siete e qualcuno avrà gioia anche per voi, non chiudetevi in voi stessi è ora di abbandonare madre televisione e crescere da soli, è giunta l'ora.
Bombardati da insegne pubblicitarie assordanti e da ritornelli scialbi, da articoli sofferenti e gente ipocrita ricordatevi di avere fede, ricordatevi del buon teatro, della commedia, ricordatevi la musica più bella e cercate gli occhi di cerca, proprio come voi e non sui profili Facebook.
Di belle donne di vino e di canto ancora è fatto il mondo da Baudleire e da ancora prima, siate c'ho che siete, esprimetevi nella natura, respirate l'aria più pulita quella senza ansie e paranoie, e tutti quei film che vi fate, tutta colpa di madre televisione, saranno solo un lontano ricordo, l'aria è pulita, siete voi che respirate, siate improvvisazione, non mascheratevi più dietro un ruolo, una professione, dietro un atteggiamento, non siate schiavi del costume che vi create e cercate di sbarazzarvi anche di quello, siate liberi per la prima volta.
Vi assicuro che gli uccelli cantano ancora, e c'è anche il vento ad accarezzare le pelli, il cielo è un po più chiaro ma i tramonti ancora lasciano il fiato corto, abbiate fede, negli occhi di alcune donne si vede ancora l'amore anche se a tante altre si vede solo la bocca a culo di gallina sulle foto di instagram, i fiumi scorrono come cent'anni fa, qualcuno uccide il bestiame ma l'acqua sembra pulita, ci sono ancora i coni gelato e i succhi di frutta, e nelle biblioteche si comincia anche a parlare, sentitevi liberi, guardate lontano.
Dio lo rincontrai per caso, nel volo degli uccelli, nel sorriso dei bambini, nelle voci gentili di alcune centraliniste invadenti, nelle mani di chi stringe qualche rosario o catenina, nella luce degli occhi di non perde la speranza di chi insiste e non molla mai, Dio era sempre li nelle note di una jam section, nell'ubriachezza molesta di chi ha qualche valigia da disfare, nei profumi improvvisi quelli sentiti per sbaglio in ambienti dalle luci soffuse, dalle voci squillanti dei scaricatori di porto, con le bestemmie e il pesce fresco, Dio l'ho ritrovato li e in migliaia di altre cose, persino nella sontuosità di alcune chiese gotiche nella loro sfacciataggine, Dio c'era, mattone dopo mattone pietra dopo pietra a dare luce e forza a quegli uomini, armati dalla passione e dal lavoro compiuto.
Lo chiamo Dio per comodità ma non mi riferisco a Gesù Cristo a Jave a Buddha n'è a Shiva o Parvati neanche ad Allah o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare, mi riferisco alla forza di quella gente, al modo di portare avanti le loro convinzioni per un bene comune, alle mani di quelle donne che a ginocchioni hanno la forza di stringere quei rosari, mi riferisco alla perseveranza di quelle centraliniste che ti danno ancora il buongiorno dopo 100 chiamate e 0 contratti, bisogna avere fede, nelle spalle dei padri di famiglia e di chi si è ritrovato solo in un istante, oggi è comunque sempre il primo giorno del resto della vostra vita.
Questo concetto contiene una forza così intrinseca e così grande da lasciarci fermi, inermi, a neanche avvertire il tempo che passa che scorre, proprio come un fiume, da cent'anni, ma l'aria è pulita, l'aria è più pulita e noi siamo quel che siamo, nei nostri difetti e nelle nostre integrità, è ora finalmente di abbandonare madre televisione e andare a vivere insieme alla gente, quella che negli occhi gli si legge ancora la passione la ricerca, la scoperta, quella gente che si vela solo di meraviglia e non commenta senza aver capito, quella gente che chiede, e non si maschera mai, la spontaneità dell'essere semplicemente, abbandonando le pubblicità, madre televisione, dando la giusta leggerezza a Facebook e a chi tenta di allontanarci, e convincendoci che non saranno i like a renderci felici, a che serve essere delle maschere di una vita che solo nella falsità ottiene approvazione, per essere celebrità il gioco sta nel celebrare la vita, la nostra, così come viene, nella pura improvvisazione, senza limiti di alcun tipo concreti o immaginari, oggi è il primo giorno del resto della mia vita ed ho voglia di riempire il tempo di me, con la mia musica strana, i miei scritti blasfemi, con i miei amori, con il sesso facile, con le conversazioni oscene, con i bicchieri di troppo, e le luci soffuse, con i miei innamoramenti veloci, repentini e inconcludenti, con la poesia e la bella arte, con i cinguettii degli uccelli di mattino con qualche foto su Instagram, con i tuoi occhi quelli di dieci anni fa che vedo alle volte ancora in giro sui volti di qualche ragazza che sa ancora aspettare, alla fermata dell'autobus, in stazione all'aeroporto ma anche a casa sua, e con il tempo che passa, il vento che soffia e che accarezza la pelle e sopratutto con la fede, con quella luce che se pur fioca ho dentro, comunque accesa sempre.
Abbiate fede, mantenetela anche se fioca sempre accesa in voi.
Siate la meraviglia che siete, ho fede in voi.
Composto mercoledì 24 agosto 2016

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