Né potrei respirare senza di te, né riesco a respirare mentre mi attraversi l'anima. Il desiderio mi tiene viva, ma le tue mani non mi toccano e i tuoi pensieri non sanno sfiorarmi se non di rado, quando coniughi la tua essenza coi miei umori. Giaccio inerme mentre dovrei danzare e mostrarti il mio corpo. La tua vita s'intreccia al mio spirito e lo calpesta senza fargli male, ma lo getta a terra. Non credo che tu lo faccia di proposito, ma finisco sempre col contorcermi di paura o dolore. Quel che non è presenza diventa un territorio di materiale friabile e ogni passo può essere fatale. Non posso rimanere silente e per questo ti urlo la mia disperazione. Il non aversi è un colore scuro, seppia, che mi tinge il cuore e lo ammala. Il non toccarti è una sfumatura di grigio che non so tollerare. Mi dibatto come quella farfalla, appesa al centro del mondo e non ho speranza se non che la mano di Dio mi prenda e mi risollevi. Tu non puoi farlo. Io non ho più munizioni per colpirti e non so attendere oltre. E più mi dibatto, più sento le ferite sanguinare, il corpo si dissangua e resto qui muta e sofferente. Non posso alzare lo sguardo, non posso guardare il mio corpo. Posso continuare a cambiare forma e rinascere ad ogni mattino sempre diversa. Posso stare silente e soffocare le mie attente precauzioni sul mondo, ma non posso smettere di dirti quello che siamo.
Composto mercoledì 11 maggio 2016

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