Commenti a "Il fenomeno d'essere è un appello all'essere..." di Jean-Paul Sartre


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Per Vincenzo: in effetti la VERA sapienza si è sempre espressa nelle massime e nelle azioni del popolo, la cui maturazione è avvenuta ed avviene non sul piano astruso delle teorie, ma sul piano concreto delle gioie e dei dolori vissuti, insomma sul piano dell'esperienza della realtà. Sono questi, i veri Maestri.  : ))
    Per questo motivo, io vorrei invitare i giovani, ivi compreso il nostro giovane (ma non troppo) amico-nemico, a rivalutare gli anziani, non foss'altro che per il bagaglio d'esperienza che portano con sé. Una società che non presta ascolto al "senato" è come un albero che desideri privarsi delle sue radici...
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A carméé diglielo te.

"MA che cose devo dire a questi zombie.  Occhio zombie che stasera vi spacco il cervello..
La coscienza è la scoperta che noi non siamo... siamo un divenire ma non siamo un essere. Non parlo con chi mi rompe i cogl  io  ni  con l'essere ..e con l'esserci.
parli con il professor heiddegger e vada a fare in ...........         !"
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Insomma: 'na tragedia.
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Per essere più chiaro: dalla frase a commento,  cioè dalla transfenomenicità dell'essere (cioè dal fatto che l'essere non c'entra coi fenomeni cui è legata l'esistenza e la coscienza umana) deriva che l'essere, coi suoi valori, sta per i fatti suoi, nel mondo transfenomenico; e il mondo fenomenico, in particolare la coscienza, completamente libera e "nullificata", non è legata ad alcun dover essere, ma può riempire la propria esistenza di qualsiasi cosa. Non solo; ma di qualunque cosa la riempia, ciò non ha alcun significato: riempirla serve solo a passare il tempo, prima di andare a farsi fot*tere sotto terra (testuali parole rinvenute in un raro manoscritto inedito di Sartre :))  .
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Vincenzo, l'hai letto 5 volte e non ti ha detto niente?
Strano, perché Sartre, profeta dell'esistenzialismo sulla scia della fenomenologia di Husserl e di Heidegger, conduce alle estreme conseguenze la filosofia di Federico. "Se Dio è m0rto, tutto è permesso": non esistono norme o valori cui riferirci nella nostra condotta. Siamo totalmente LIBERI di riempire il nostro vuoto (nullificazione del sé) con qualsiasi progetto e qualsiasi scopo: il criminale vale quanto l'eroe. Questo è il succo. La frase riportata qui è una delle premesse di Sartre: l'essere Parmenideo, l'essere in sé, è totalmente pieno di sé: è e non può non essere, senza possibilità di mutamento. L'uomo invece, cioè la coscienza umana, legata al tempo e al mutamento, è fenomeno d'essere: nega l'essere in sé come essere proprio, e quindi è nientificazione immanente dell'essere. A differenza dell'essere, che è ciò che è, la coscienza umana ha la proprietà di "non essere ciò che é". L'uomo è dunque l'essere mediante il quale il niente viene al mondo. Egli però, anche, "è ciò che non è": è insomma una sorta di contenitore, che ciascuno ha la libertà di riempire come più gli aggrada. Non vi sono ragioni per scegliere questo o quello: svaniscono i concetti di bene e di male, di valore e disvalore: totale libertà, nientificazione... e via col vento.
    Rileggi dunque Sartre, e forse riuscirai a scorgere la profondità degli abissi cui può condurre la "nullificazione"...
    Medita, Vicié, medita...

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