Commenti a "La paura rende uniti gli uomini... spesso..." di Andrea Matacchiera


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Buongiorno sig, Giuseppe. leggendo i ringraziamenti di Nietzsche, ho letto per caso il suo commento, sicuramente sbaglierò ma ho trovato nelle sue parole, un furbesco commento (da buon napoletano) nei miei confronti riferito al "ha fatto capolino". le spiego in sostanza il mio pensiero.  Io credo che ci vogliamo due cose per capire le questioni: l'intelligenza e la sensibilità, se si usa solo la prima, non potrà arrivare certamente al nocciolo della questione. Ho condiviso personalmente questa frase, in quanto vera per quello che i miei occhi hanno visto per anni e anni. Si può condividere o meno, e non credo centri molto lo spirito agguerrito... certamente l'emotività talvolta non porta molto lontano, ma la preferisco all'equilibrio che molto spesso usano le persone solamente come strumento per giustificare "tutto", fino a non saper distinguere più nulla. Non credo molto nelle logiche convinte intrise di sicura intelligenza...la mia sensibilità ne resta distante rimanendone molto diffidente, semplicemente perchè non ci vede purezza...ma solo ambizione da classifica. Ovviamente posso benissimo sbagliarmi riguardo alle sue parole, forse ho interpretato male.. ma in ogni caso, ho spiegato il mio punto di vista, quindi, va bene così.

Per ogni cosa vi è un inizio e una fine...
io rispetto sempre questo processo.

Di nuovo, un saluto e buona domenica
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E' un po' come quando da piccolino hai paura del buio perchè ci sono i fantasmi o il mostro sotto il letto. Gli adulti ti rispondo sempre che i fantasmi e i mostri esistono solo se ci credi.
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La venerazione per qualsiasi Divinità è basata sul concetto dello scambio. Io do a te venerandoti facendo delle offerte votive e chiedo. Tu dai a me come ricompensa per la venerazione. Questo rapporto regge fino a quando non si interpreta un segnale( puramente psicologico e suggestionale) che simboleggi la collera della divinità. Quindi: adesso io dono a te, venero te per farti passare l'inca*zzatura. Da questo punto in poi il rapporto fedele-divinità rimane condizionato dalla paura del fedele per la collera del suo dio. Tutto questo ovviamente è diretto dalla mediazione di terzi (sacerdoti,sciamani, preti ecc.). In ogni caso tutto ciò può esistere se c'è la credenza del fedele nella divintà.
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Solo adesso noto che avendo anche tu, Nietsche87, condiviso pienamente questa opinione, la mia domanda è da intendersi rivolta anche a te (il che sarà utile anche per vedere se le vostre opinioni siano perfettamente concordi, o discordino su qualche punto).
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: ))))))))))))
Devo dire che mi sento un pò come si poteva sentire Daniele nella fossa dei leoni, perché ne ho davanti due veramente agguerriti (e anche un terzo mi pare abbia fatto capolino). Tuttavia sono stato io a gettarmi in questa discussione, e non mi tiro indietro. Ma chiaramente non è una discussione da poco: ci vorrà amore per la ricerca, e impegno.
     Tentando di analizzare il problema passo dopo passo, per prima cosa io vorrei da Dario una spiegazione più approfondita del perché egli ritenga che il concetto di Dio includa in sé la paura: se per motivi storici (sul che posso essere sicuramente d'accordo) o per motivi intrinseci al concetto,  come mi sembra di capire. E in questo secondo caso, appunto, in base a quali deduzioni. Tu dici, Dario: "Un Dio che non fa' paura, non esiste, non può esistere. Sarebbe dimenticato immediatamente. Da tutti.". Ma mi pare ovvio che l'esistere vada riconnesso ad un dato obiettivo, non alla circostanza che qualcuno o qualcosa esista nella mente altrui. Su non so quanti miliardi di esseri umani, solo una frazione infnitesimale ci conosce, eppure esistiamo. Ecco, io vorrei capire più a fondo il tuo pensiero su questo punto.

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