Commenti a "Io sono fascista quando incontro un comunista..." di Marco Fernando Righi


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Caro Paul, non si tratta di sfaccettature ma di partire dal presupposto che noi siamo un coacervo di identità. Se vuoi te la semplifico nel più classico dei "nessuno è santo nessuno è diavolo". Ognuno ha al suo interno un pocket di identità che usa a seconda dei casi, e non vuol di certo dire essere falsi. Come si spiegherebbe altrimenti il guerriero che ammazza i propri nemici ma al tempo stesso ama la propria donna?
Io nella mia frase ho CHIARAMENTE e VOLONTARIAMENTE estremizzato il concetto e ho sbagliato nel non appuntarlo, credo che il tuo commento nasca anche da questa mia mancanza. Probabilmente partiamo anche da diverse concezioni della parola maschera. Per me la maschera non è un qualcosa con cui si nasconde la propria identità ma un mezzo per aiutare a farla venir fuori.
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Paul quando leggo i tuoi commenti mi vibra la sedia all' ottavo grado richter dal ridere
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Ho compreso benissimo ciò che intendevi e sono daccordo se le sfacettature sono flebili, non comprendo e non approvo chi si comporta diversamente in base alle persone, se devo fingere di essere qualcuno che non sono evito il dialogo, ancor maggiormente se debbo farlo nelle azioni!
Ho sempre detestato quelli che in compagnia di alcuni si comportano come degli animali e poi incrociandoli con le loro compagne sembrano dei fottuti chirichetti del c*zzo.
Io sono tanto m*rda quanto oro con tutti, ovviamente il mio aspetto cambia in base a che reputo meriti uno o l'altro!
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Caro Paul, ciascuno di noi ha una molteplicità di identità e consapevolmente o meno le mette in campo tutte le volte che interagisce con gli altri in quella giungla che si chiama società. Essere sé stessi a prescindere dall'interlocutore è sicuramente una bella pretesa ma alla prova dei fatti è pura utopia, nella vita sociale bisogna sempre scegliere di volta in volta quale identià usare. Poi c'è la classica eccezione, la persona con cui è fondamentale essere sé stessi e l'identità da usare è quella veramente nostra, non le altre pronte per l'uso a seconda dei casi. Quando si torna a casa e si ritrova quella persona e indispensabile togliersi tanto i vestiti  e le scarpe sporche da lavoro quanto la maschera sociale che siamo portati ad indossare e intercambiare. Ecco, questo era il senso della mia frase.
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...Così facendo rischierai di essere te stesso per un lasso di tempo così breve che faticherai tu stesso a ricordare quello che sei, senza contare che per tutti gli altri, per quanto poco possa valere, sarai la maschera di qualcun altro.
Secondo me, in linea di massima, è indispensabile essere se stessi a prescindere dall'interlocutore dinanzi a noi.

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