Le cose taciute sono spesso le più grandi, quelle senza parole da riuscire a mettere insieme. Perché le parole restano sempre troppo piccole per racchiudere in loro un sentimento.
Nel presente soffermati sempre mentre prepari i passi per il domani, stando bene attento a non ritrovarti ad inciampare nei tuoi stessi passi di ieri ma, soprattutto, senza fretta, ascoltandoti e imparando a percepire quale sia davvero il momento per avanzare o per saltare al di là di quel "ieri".
Ci sono domande talmente sciocche che solo una mente eccessivamente razionale potrebbe porre.
"Se stessi": l'abito più stretto, per molti indecente, così trasparente da mostrare l'anima e impudente oltre la nudità eppure l'unico vestito che, se indossato con disinvoltura, rende liberi come il non avere nulla addosso, nessun peso, nessun riserbo.
Col tempo si impara a voler bene di più, ma a meno persone. Non che si diventi selettivi. Semplicemente si impara a riconoscersi meglio nell'altro, per quegli aspetti che ci rendono migliori.
Le vere ferite sono quelle nascoste, quelle per cui non esiste una cicatrice visibile, ma la senti tirare un po' dappertutto. Nel cuore, sulla pelle, dentro ogni interstizio che separa un pensiero da un altro.
I migliori incontri sono quelli che, in qualche modo, ci fanno ritrovare la strada di "casa".
La felicità non è che una stanza di cui il cuore ne è la porta e l'anima la chiave.
Le risposte saltano spesso ai nostri occhi, come folli pesci sulla barca desiderosi di nutrirci, ma noi non ce ne avvediamo, non ce le aspettiamo, intenti come siamo a gettare in mare una rete di domande dalle maglie troppo larghe per poter prendere qualcosa.
L'abitudine è incorreggibile: ti fa apparire le cose così naturali che anche l'errore diventa tanto ordinario da non notarlo più. Tutto andrebbe bene se non fosse che non viviamo soli su questo pianeta.