Io sono uno di quelli che se ti porta un fiore non è per portarti a letto ma per spogliarti e rivestirti dei miei sogni. Ma per portarti a sognare.
Il posto più bello dove puoi portare qualcuno a sognare è il tuo cuore.
Io non ho più voglia di salvare nessuno che non voglia essere salvato. Ho voglia di amare chi ha la mia stessa voglia d'amore sulla pelle, chi sa riconoscerla. Forse questo è il punto di svolta che ci rende finalmente felici.
Questa società è malata di protagonismo e di insoddisfazione. Ognuno vorrebbe contare qualcosa, è nella natura umana non voler morire anonimi. Così, quando non si ha qualcosa da costruire si cerca di apparire in ogni modo, mettendo da parte gli scrupoli.
Per disturbare la vita altrui si trova sempre un valido motivo, per non migliorare se stessi invece si ha sempre pronta un'ottima scusa.
Mi mancherai, mi mancheranno i tuoi occhi mentre in quel sospirato e religioso silenzio, unica fede che ho mai riconosciuto, intuizione naturale d'intrinseca felicità, gridavano: Ti amo.
Il paradosso di alcuni sentimenti è che tanto più sono assurdi, ingestibili, impossibili, arenati in crateri lontani, tanto più sono solidi nell'essenza del rimanere.
Poche persone quando arrivano ci mettono le mani nel cuore senza manipolarlo, senza spostarlo. Sono quelle che poi se ne vanno mai del tutto con il nostro cuore fra le mani.
Ci sono sentimenti che non cadono in prescrizione.
Siamo fatti di sensi e c'è un senso per tutto. Con i primi cinque, se siamo fortunati, dividiamo la bellezza della vita. Il sesto, quello fra istinto, percezioni e magia, cerchiamo quasi di respingerlo ma quando lo assecondiamo si rivela quasi sempre giusto e spietato.
A volte feriamo per non farci ferire.