Siamo nati fedeli, fedeli crepiamo noialtri! Soldati a gratis, eroi per tutti e scimmie parlanti, parole sofferte, siamo noi i cocchi di re Miseria.
La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare, e soprattutto quel che ti ha fatto crepare, e crepare senza capire mai fino a qual punto gli uomini sono carogne. Quando saremo sull'orlo del precipizio dovremo mica fare i furbi noialtri, ma non bisognerà nemmeno dimenticare, bisognerà raccontare tutto senza cambiare nemmeno una parola, di quel che si è visto di più schifoso negli uomini e poi tirare le cuoia e poi sprofondare. Come lavoro, ce n'è per una vita intera.
Quel che mi aveva fatto pensare per la prima volta in vita mia, ma pensare davvero, idee pratiche e tutte mie, era certo il comandante Pinçon, questo ceffo da torturatore.
Recitavo, senza volerlo, la parte fondamentale dello "sporcaccione infame e ripugnante", vergogna del genere umano che è attestata ovunque nel corso dei secoli, di cui tutti hanno sentito parlare, come del Diavolo e del Buon Dio, ma che resta sempre così diverso, così sfuggente, in terra e in vita, inafferrabile insomma.
Quando non si ha immaginazione, morire è poca cosa, quando se ne ha, morire è troppo.
È il nascere che non ci voleva, ma ora è il crescere che non ci vuole. Fortuna che ci vorrà la morte.
Si ha un bel dire e pretendere, il mondo ci lascia molto prima che ce ne andiamo per davvero.
È una giovane senza importanza collettiva, è soltanto un individuo.
Un Dio che conta i minuti e i soldi, un Dio disperato, sensuale e brontolone come un porco. Un porco con le ali dorate che casca dappertutto, pancia all'aria, pronto alle carezze, è lui, nostro padrone. Baciamoci!
Non essendo abituato a pensare, quando uno gli parla è costretto per cercare di capire a decidersi a sforzi opprimenti.