Questa è la mia vita, fissata con morsetti di acciaio al ventre di mia madre e poi proiettata nel nulla come la corda usata dagli indiani per tendere le trappole. Non faccio che tagliare e riannodare la corsa. Mi arrampico e scivolo giù. A mantenere la tensione è la tensione stessa, la spinta fra ciò che sono e ciò che posso diventare. È il tiro alla fune fra il mondo che eredito e quello che invento.
Non faccio che tirare, che aggrapparmi disperatamente alla vita, non importa se la fune comincia a sfilacciarsi. Sono così avviluppata su me stessa, come una felce o un'ammonite, che quando mi dipano anche il reale e l'immaginario si dipanano insieme a me, così come insieme sono saldati: fibre della vita annodate una all'altra nel tempo.
Jeanette Winterson
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    Scritta da: Maia
    L'estensione ignota dei miei bisogni mi spaventa.
    Non so quanto grandi siano o quanto alti, so solo che non vengono soddisfatti. Se vuoi misurare la circonferenza di una goccia d'olio puoi usare la polvere di licopodio. Ecco cosa cercherò.
    Un barattolo di polvere di licopodio da spargere sui miei bisogni per scoprire quanto sono grandi.
    Jeanette Winterson
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      - Raccontami la storia, Pew.
      - Che storia, Piccola?
      - La storia del segreto di Babel Dark.
      - C'entra una donna.
      - Dici sempre così.
      - C'è sempre lo zampino di una donna: una principessa, una strega, una matrigna, una sirena, una fatina buona o una fata tanto malvagia quanto bella, oppure tanto bella quanto malvagia. Ne manca qualcuna in questa lista? Poi c'è la donna che ami.
      - Chi è?
      - Questa è un'altra storia.
      Jeanette Winterson
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