A volte vago intorno a me, nei luoghi della casa in cui vegliano le mie creature, cercando conforto. Il mio sguardo le sfiora, le interroga, molte le lascia dormire, ad altre passa veloce accanto. Poi solitamente una di loro mi chiama, mi fa avvicinare. La osservo con stupore sempre nuovo, con dolcezza e comprensione. La sfioro, le sto accanto. Il conforto dell'arte aiuta l'anima a sopravvivere.
Non ci sono molte arti. Ce n'è una. Una sola. Ha frange disuguali che si appoggiano su sensi diversi che tra loro si possono fondere. La forma si mescola alla visione piatta che si mescola alla visione scritta che si mescola all'ascolto di parole che si mescola al suono che si fa musica che si mescola alla forma visiva dei suoni che diventa immagine e si fonde al rilievo che è di nuovo materia, che si erge in scultura che a sua volta ridiventa immagine... c'è una sola arte.
Ci sono giorni a forma di intervalli tra una notte e l'altra.
Ho una maledetta paura che gli altri mi vedano. Ho un maledetto bisogno che gli altri mi vedano.
L'arte è per me aumentare la mia superficie corporea, spirituale e mentale, espandermi, crescere di volume esponenzialmente. Cercare nuove sponde.
Ogni ambito artistico è per me esclusivamente una protesi che porta nel mondo materiale l'immagine di una risposta. Che a sua volta è solo un anello di una catena di una successiva domanda. In questo modo il mio viaggio va in molte direzioni e allo stesso tempo non ha traguardi, che non siano il proseguimento della scoperta della vita.
Un artista vive della visione che ha del mondo, non solo di cosa riversa nelle opere. Perché un'opera è la conclusione di un viaggio, una visione portata in gestazione e partorita, dopo un intenso travaglio.