Scritta da: Jean-Paul Malfatti
Un ateo arrogante e chiuso di mente riesce ad essere ancora più pretenzioso di un credente invasato e fanatico o di un agnostico pieno di pseudo-certezze. Si crede quel Dio in cui dice di non credere e, in quanto tale, in diritto di insultare gratuitamente la fede e i sentimenti religiosi altrui.
Composta mercoledì 19 giugno 2013

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    Scritta da: Jean-Paul Malfatti
    Riferimento:
    Frasi, aforismi, poesie e racconti di Jean-Paul Malfatti.
    Dedica:
    Gli uomini continueranno ad uccidersi gli uni gli altri fino al giorno in cui cominceranno a svilupparsi spiritualmente e a svolgere il loro dovere in modo imparziale e ponderato, opponendosi a ogni forma di integralismo e di predominanza di una fede o di un'ideologia qualsiasi sull'altra, e questo si applica anche agli agnostici e agli atei, perché, ancora secondo me, anche il non credere o il credere a metà può a volte essere, alla sua maniera, una credenza o la mancanza di una fede mascherata da un pseudo-razionalismo.

    Commenti


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    postato da , il
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    Ci sono quelli che credono e quelli che non credono; e pure quelli che rompono le palle a nome della loro credenza o discredenza.





    Jean-Paul Malfatti
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    postato da , il
    Giusto Sara, ma quando c'è fanatismo da entrambi i lati, i Caini e gli Abeli diventano una sola cosa, cioè l'odio e il rancore fatti a persona. Comunque grazie infinite per aver letto e soprattutto  di  aver commentato la frase con la logica di chi sa cosa fa e sa spiegare perché lo fa.
    12
    postato da , il
    Io sono ATEA, ma credo nella libertà di religione. Purtroppo devo dire che spesso sono stata io la vittima dei credenti... Per loro la mia vita non ha senso perché non sto a farmi pippe mentali sul perché sono al mondo o respiro, sono stata battezzata, ho fatto la comunione e tutti i vari sacramenti, una volta LIBERA ho detto addio a ciò che non mi apparteneva e sono stata fortemente criticata. L'altro giorno una maestra all'asilo ha detto ad un bimbo che non era battezzato che ha il cuore nero e ha il peccato dentro. Il bimbo, sconvolto, torna a casa e si fa il segno della croce ripetutamente e piange... Poi l'ha detto alla mamma e lei è rimasta basita e non ha detto niente alla maestra ignorante. Come si deve sentire un genitore di fronte a ciò? Perché non la smettiamo di basare la vita sul credere e iniziamo a VIVERE??????
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    postato da , il
    Grazie Pino...
    Grazie ancora Dario

    Vi ho risposto (commento #8), ma purtroppo è stato bloccato dallo staff...spero sopravviva al loro metodo di censura. Ad ogni modo, potete trovarlo e leggerlo subito nella casella di messaggi ricevuti.

    Paolino
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    postato da , il
    Ciao Pino, grazie per la lettura e i commenti.

    Interessante la poesia, Dario, parla per sé di ciò che il suo autore ha provato in un certo periodo della sua vita, in un linguaggio poeticamente eloquente e drammatico, così come alcuni delle mie frasi parlano per me su qualche esperienza provate da me stesso fino ad ora. Su certe cose ho i miei punti di vista, come li hanno tutti, però, tuttavia, ci sono delle occasioni in cui mi permetto di vedere il mondo da un altro punto di vista, da una prospettiva differente che possa stimolare nuove idee, intuizioni e scoperte, soprattutto quando quelle vecchie non mi soddisfano più. Non si tratta solo del credere, del non credere o del credere alla metà, è per me qualcosa che tocca chi sono io. Non mi pare buono che qualcuno non possa vivere la propria vita in modo libero, in base alle sue proprie scelte, soprattutto se vive in un paese dove la libertà di espressione, vita e sentimenti religiosi che gli sono concessi e protetti per leggi.  Ai poveri e affamati, per esempio, non interessa se i loro bisogni vengono ascoltati e magari soddisfatti da un credente o da uno che non abbia alcuna appartenenza religiosa, bensì che la loro fame "di cibo" e sete "d'acqua" vengono saziate mentre riescono ancora ad aprire la bocca per mangiare i cibi e bere l'acqua che a loro sono (o saranno) stati regalati.

    La verità (se così possiamo chiamarla) è che siamo tutti coinvolti in una guerra "psicologica" stupida, meschina insensata che ha già fatto tanti feriti e piagati, non solo verbalmente ma in alcuni casi anche fisicamente. Lasciamo perder le nostre diatribe e sforziamoci per quanto possibile per fare qualcosa di veramente utile e importante, cioè qualcosa che regali la vita e non la morte, per tutti quelli meno fortunati di noi.

    Per evitare ulteriori polemiche e malintesi, chiarisco  che la frase in discussione è solo una riflessione tutta mia e personale, quindi ampiamente opinabile, e come tale deve essere presa da chi non la pensa come me. Comunque ringrazio chi, fino ad ora, ha avuto la pazienza di leggerla e soprattutto di commentarla o criticarla con la logica di chi sa cosa fa e sa spiegare perché lo fa, proprio così come l'avete fatto tu e Giuseppe.

    Paolino

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