Scritta da: Mauro Lanari
Vorrei anche esservi amico, ma non mi piacciono le vostre frequentazioni. Voi ad esempio vi frequentate.
Composta lunedì 23 aprile 2012

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    Scritta da: Mauro Lanari

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    12
    postato da , il
    https://www.facebook.com/permalink.php?id=205872879504844&story_fbid=330921593666638
    11
    postato da , il
    Eddai, vieni a chiederci una cosa così ovvia? La risposta è banalissima: nonneabbiamolaminimaidea.
    Ps: la tua battuta sull'Angela crucca è micidiale.
    10
    postato da bluedeep, il
    Mau e Ori , mi appare il vostro commento solo ora, grazie per le informazioni.

    Curiosità : In calce ai vostri commenti non  appare alcun tasto di segnazione abuso ,ora,  non che ve ne sia  assolutamente bisogno , ma mi piacerebbe capire come sia possibile voi possiate godere di una fiducia cosi' , direi quasi , debordante da parte dello STAFF.
    Ah, ora capisco ... gli occhiali neri ... avete già ricevuto delle visite fiscali e dunque è stato accertata la vostra buona fede :-))
    9
    postato da , il
    Invece il 1° punto è controverso. Non tutti hanno un destino così facile, e per loro "La morte/si sconta/vivendo" (Ungaretti, "Sono una creatura", da "L'allegria", Valloncello di Cima Quattro, 5 agosto 1916).
    8
    postato da , il
    Hai toccato due punti: il 2° ricorda questa riflessione del biblista Piero Stefani: "Il frammento di Menandro (111 K.-Th) «muor giovane colui che gli dei amano» (hon oi theoi philusin apothnēskei neos), noto soprattutto grazie alla citazione fattane da Leopardi (epigrafe del suo Amore e morte «muor giovane colui ch’al cielo è caro»), è diventato consolatoria cifra laica per la morte giovanile. Il pensiero si trova sparso in molti luoghi. «Quem di dilugunt / adulescens moritur» afferma Plauto (Bacchides, 816). Espressioni analoghe si trovano in detti popolari tedeschi e inglesi, Byron lo ripropone nel suo Il pellegrinaggio del giovane Aroldo. La mesta melodia delle sue corde affascina gli animi pessimisti. Non lo fa a motivo di quanto ci aspetta dopo la morte, regione in cui, per dirla con Rabelais, si estende il regno del «grande forse». La sua forza attrattiva va giudicata  in relazione alla parte sperimentata, non a quella ignota. Il detto sta a significare che la vita non è bella, anzi che essa diventa sempre più amara se si va in là con gli anni. Morire giovani equivale a essere preventivamente risparmiati dal tempo che Qohelet qualifica triste, dai giorni durante i quali si è costretti a dire: «non ci provo alcun gusto» (Qo 11,1)." (http://pierostefani.myblog.it/archive/2006/01/01/muor-giovane-chi-agli-dei-e-caro-parte-i-09-04-06.html)

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